Detroit (Michigan-USA) - 2 agosto 1980
Nella stessa serata del match Pryor-Cervantes a 264 miglia di distanza al Joe Louis Arena di Detroit si disputava un altro incontro valido per un mondiale, era il titolo WBA dei pesi welter, a contenderselo erano il campione, il messicano Pipino Cuevas e lo sfidante Thomas "Hit Man" Hearns, pugile di casa. A dire il vero in quella riunione i titoli mondiali erano tre ma ci concentreremo su questo. Un po' come era successo con Pryor-Cervantes (post precedente) lo statunitense combatteva in casa ed il pubblico era tutto per lui, ma anche in questo caso il campione era uno tosto, molto tosto!
Thomas detto Tommy Hearns era nato il 18 ottobre 1958 a Grand Juction (Tennessee) ma quando aveva cinque anni i genitori divorziarono e lui aveva seguito la madre a Detroit (Michigan) ed è lì che era cresciuto e cominciato a praticare la boxe. Pur passando professionista molto giovane aveva avuto un ottima carriera da dilettante. Nel '76 aveva perso la finale nazionale del guanto d'oro pesi leggeri con Aaron Pryor e la finale del campionato USA con Howard Davis e per via di un infortunio non potè partecipare ai trials per le olimpiadi di Montreal '76, ma difficilmente avrebbe allora potuto cambiare il corso della storia stoppando la corsa di Howard Davis verso la gloria olimpica. Rimase ancora per dieci mesi nei dilettanti prendendosi una grande rivincita: ossia vincendo sia la finale nazionale del guanto d'oro pesi superleggeri, sconfiggendo in finale Ronnie Shields e il titolo nazionale sempre pesi superleggeri battendo in finale Bobby Joe Young, quei titoli che l'anno prima aveva solo sfiorato e il 25 novembre 1977 e con un record da dilettante molto notevole di 158+ 8- a 19 anni appena compiuti debutto nei pro vincendo per ko. E di vittorie prima del limite cominciarono ad arrivare a grappoli man mano che la sua carriera cresceva prendendo sempre più spessore. Travolse come treno in corsa chiunque gli si parasse davanti e due anni e mezzo dopo il suo debutto, imbattuto con un record di 25+ (23ko) nel marzo del 1980 mise ko Angel Espada alla quarta ripresa e conquistò il titolo americano (USBA) dei pesi welter. (proprio quell' Angel Espada che per tre volte aveva assaggiato la pesante medicina di Cuevas). In quello stesso anno colse altre due successi per ko, uno contro il connazionale Santiago Valdez e nell'altro spedì al tappeto alla prima ripresa il quotato nicaraguense Eddie Gazo che sul finire degli anni settanta era stato campione mondiale dei superwelter WBA. E fu in uno di questi tre match che mi capitò di vederlo in tv per la prima volta. A dire il vero non ricordo quale ma ricordo benissimo che rimasi folgorato, era per me assolutamente sconosciuto. Con un altezza spropositata per la categoria, pettinatura afro e due braccia lunghissime che lo facevano assomigliare a Mr.Fantastic, dell'omonimo quartetto, dominava il suo avversario e tutta quell'altezza e quelle leve incredibilmente lunghe non servivano solo a tenerlo lontano, velocissime colpivano entrando nella guardia e colpivano duro, molto duro. Pensai che difficilmente uno così non avrebbe lasciato il segno. Ed erano queste le premesse con cui ci si apprestava ad assistere alla sfida Cuevas-Hearns. "the second world war" cita la locandina di presentazione ed una guerra del ring si attendeva. Il pronostico era difficile 50% e 50% diciamo. Hearns gli prendeva 12 centimetri ma per chi combatteva con lui era normale essere più basso e subire il suo allungo. Avrebbe Cuevas accorciato le distanze e colpito con le sue mazzate l'americano o quest'ultimo lo avrebbe tempestato di colpi senza lasciargli tregua. Una cosa era sicura nessuno pensava che sarebbe finito ai punti. Ora consiglio di vedere il video su Youtube e tornare poi al post.
Questa pesante sconfitta fu per Cuevas una terribile battuta d'arresto. Tutte le sue certezze cosi come la corona se ne erano andate sotto i colpi micidiali di Hearns. Pensare ad un'immediata rivincita sarebbe stata solo fantasia, non aveva perso, dopo una battaglia, ai punti o magari per un colpo fortuito, era stato ribaltato come un manichino. Ma non aveva ancora ventritre anni, bisognava rimettere insieme i cocci e rifarsi una credibilità per tentare di tornare a combattere per il titolo, magari migrando nei superwelter. Cosi dopo sei mesi il 7 febbraio a Los Angeles torno sul ring sconfiggendo per ko il non irresistibile colombiano Bernardo Prada e il match successivo accese in lui nuove speranze di ritorno a grandi livelli quando sconfisse sempre per ko il danese Jorgen Hansen, campione europeo dal buon nome internazionale, che con una striscia vincente 17 match, aveva a 38 anni (passato tardi al professionismo e ancora perfettamente integro) attraversato l'oceano con la speranza di dare una sterzata decisiva alla sua carriera. Certo non era questa la vittoria che poteva rilanciare completamente la sua immagine ma poteva essere il punto di partenza per un nuovo inizio. Serviva ancora qualcos'altro per sedersi al tavolo dei grandi. Ma in quel tavolo non c'era più posto per lui. Nel successivo match, nel novembre dello stesso anno perse ai punti contro l'americano Roger Stafford, che anche se aveva tre anni più di lui era allora un emergente. Aveva praticamente fatto un passo avanti e due indietro. Tento allora di fare un salto in avanti ma cadde rovinosamente, subì un'altra pesante punizione, quando un anno dopo incontrò un altro che tirava mazzate terribili, anche peggiori delle sue, un "certo" Roberto "Manos de Piedras" Duran, panamense che lo mise ko al quarto round mettendo cosi la pietra tombale sulla sua già traballante carriera. Non si ritirò e avrebbe dovuto farlo, ma è difficile far capire ad un atleta di venticinque anni che il meglio se ne ormai andato e continuo per altri sei anni disputando dodici match vincendone la metà (di cui cinque per ko), ma purtroppo perdendone sei (quattro ko) che andarono ulteriormente a sporcare la sua storia pugilistica, che nel settembre del 1989, dopo un'altra rovinosa sconfitta, ko alla seconda contro il connazionale Lupe Aquino (che due anni prima aveva perso il titolo WBC superwelter con il nostro grande Gianfranco Rosi), vide scorrere i titoli di coda, ironia della sorte allo stesso modo di come era iniziata e sempre in patria, sempre giù alla seconda ripresa. Il suo record finale recita 35+ (31ko) 15-(6ko) 0=. La World Boxing Hall of fame, prima, nel 1996 e la International Boxing Hall Fame, dopo, nel 2002
(nella boxe purtroppo non esiste nulla di unico) lo inserirono nella loro lista consegnandolo all'immortalità e la rivista americana The Ring nel 2003 nel stilare la classifica dei picchiatori d'ogni epoca lo inserì al 31° posto. Sarebbe stato bello vedere un derby "latinos" con Carlos Palomino, un altro fortissimo picchiatore che per due anni e mezzo (giugno '76- gennaio'79) detenne il titolo WBC dei pesi welter. A dire il vero Palomino combatteva come statunitense, ma era nato in Messico, e quando aveva otto anni la sua famiglia si era trasferita Los Angeles dove era cresciuto e una volta diventato pugile fin da dilettante opto per i colori stelle e strisce, ma che per famiglia, cultura e modo di combattere era in tutto e per tutto un figlio della faccia triste dell'america, come cantava Jannacci. Sicuramente ci andarono vicino, se ne parlava spesso su giornali e riviste ma non si concretizzò mai e poi si sarebbe trattato di una riunificazione del titolo (a meno uno dei due avesse abbandonato il suo titolo per presentarsi come sfidante, ma questo avrebbe sicuramente tolto molto alla sfida, da un punto di vista emozionale) La riunificazione del titolo è stata sempre una cosa subita più che incentivata dalle due federazioni allora egemoni nella boxe mondiale. La sfida non arrivo mai, e forse per la loro incolumità fisica fu un bene visto che non è difficile immaginare i terribili colpi reciprochi che si sarebbero scambiati.
Per Hearns fu la consacrazione ai massimi livelli e nell'inverno del 1981, aveva già difeso una volta il suo titolo spendendo ko alla sesta, l'imbattuto picchiatore venezuelano Luis Primera (16/12/1980) mi capito di leggere su Boxering un articolo ripreso da una rivista americana del settore che mi colpì molto, in un virgolettato Tommy Hearns affermava che il suo progetto, ripeto parlava di un progetto e non di sogno, era quello conquistare dopo quello dei welter il titolo mondiale dei superwelter, medi, mediomassimi e massimi leggeri e di mettere al tappeto qualche peso massimo da classifica prima di ritirarsi imbattuto per passare alla storia come il più grande pugile di tutti i tempi. E non lo faceva per fare lo spaccone, ne era fermamente convinto. Ci riuscirà ad arrivare a cinque titoli in cinque diverse categorie. Anche grazie alla bulimia delle federazioni mondiali che visto "l'esiguo" numero di categorie pensarono bene d'istìtuire anche i supermedi (allora categoria sconosciuta), e avrebbe fatto anche la "sestina reale" se la WBU e IBO fossero federazioni riconosciute dall'IBHOF. E riuscirà anche ad essere sicuramente ritenuto come uno dei più grandi di sempre ma le cose non andarono così lineari come profetizzava lui e anche Hit Man, negli anni a venire assaggiò l'amaro sapore della sconfitta. Ma si sta andando troppo avanti negli anni e tornando a quell'inverno del 1981 il ragazzo di Detroit ce l'aveva fatta. era il campione e la sua stella brillava alta e lucente nel firmamento della boxe mondiale e aveva già iniziato a viaggiare verso la galassia dei più grandi di ogni epoca, ma era entrata in rotta di collisione con quella di un altro grandissimo degli anni ottanta, lo scontro era inevitabile, il countdown era gia' iniziato.........
Appendice - Come scritto ad inizio post alla Joe Louis Sports Arena di Detroit quel giorno i match
validi per un titolo mondiale furono altri due. Nel secondo per importanza un altro campione mondiale di lungo corso, il portoricano Samuel "El Torbellino" Serrano ( record 42+ 3-), 28 anni e che da quattro anni deteneva la corona dei supergallo WBA andò clamorosamente al tappeto al quinto round contro il giapponese Yatsune Uehara , 31 anni, record 25+ (19ko) 4-, che era si un temibile picchiatore ma che si pensava non avesse alcuna possibilità contro Samuel Serrano, ma tra lo stupore generale lo sorprese strappandogli la corona e non sorprese solo lui, visto che la rivista The Ring proclamo il match come "la sorpresa del 1980". Serrano otto mesi dopo riparò e si riprese il titolo e lo sconfisse ai punti a Tokyo dopo un battaglia . Detenne il titolo per altri due anni e mezzo con tre difese vincenti, quando il 19 gennaio 1983 venne detronizzato, perdendo per ko alla ottava ripresa dall'americano Roger Mayweather, allora ventunenne e con grande un futuro da campionissimo, che non si realizzerà, sicuramente ricordato più come zio dell'immenso Floyd. Cosi come per quello concomitante Cervantes-Pryor (vedi post precedente) che si era svolto a Cincinnati, non ci fu' copertura televisiva per nessuno di questi match, credo perché purtroppo il 2 agosto 1980 è una data tristemente famosa nel nostro paese e quel drammatico evento sconvolse il già magro palinsesto televisivo. Non ricordo esattamente ma probabilmente andò cosi perché comunque un Cuevas-Hearns sarebbe stato un prodotto di qualità da sottoporre agli appassionati e non. Ma ricordo l'enfasi con cui il grandissimo Gianni Minà in una trasmissione sportiva inaspettatamente per me, perché non immaginavo si arrivasse a parlare di boxe (non rammento quale fosse la trasmissione se la domenica sportiva o altra ma sono pronto a scommettere che il giornalista in questione era lui) senza supporto d'immagini ma con una sequenza di alcuni scatti fotografici commentava con la sua classe e distaccata ironia la giornata nera di tre campioni mondiali di lungo corso e che tutti e tre avevano perso il titolo per ko. Fu' per me come uno schiaffo e non nascosi la mia esultanza perché dopo "l'apparizione" ero e lo sono stato per tutta la sua carriera un tifoso d'acciaio di Tommy Hearns. Allora il mondo non era a portata di click come oggi e se per un match non c'era diretta televisiva bisognava aspettare il corriere dello sport che il più delle volte in maniera asciutta pubblicava, per esempio cosi: Detroit - Campionato Mondiale pesi Welter WBA Thomas Hearns-USA (sfidante) b. Pipino Cuevas-Messico (campione) kot 2° round e per saperne di più bisognava aspettare l'uscita del mensile Boxering. Di match valido per un titolo mondiale ce ne fu anche un terzo a Detroit, quarto in totale, di cui Minà non fece minimante cenno. Il venticinquenne americano Hilmer Kenty difese per la prima volta il titolo dei leggeri WBA (conquistato cinque mesi prima) contro il sud-coreano Ho-Oh Young vincendo ai punti e fu' l'unico campione in carica a salvare le penne quella sera. Kenty era della stessa scuderia di Hearns, infatti era anche lui allenato e gestito da Emanuel Steward e anche lui si allenava alla mitica Kronk Gym di proprietà di quest'ultimo. Era stato il primo pugile a vincere un titolo mondiale organizzato a Detroit dopo la seconda guerra mondiale e il primo pugile di Steward ad alzare al cielo una cintura da campione, subito dopo arriverà Hearns e altri ancora. Tornerò a scrivere di Hilmer Kenty perché dopo altre due difese troverà all'angolo opposto un altro ragazzino terribile: Sean "Bubblegum Boy" O'Grady sicuramente più grande personaggio mediatico che campionissimo e che sfreccerà come una meteora nella boxe dei primi anni ottanta, ma che accenderà l'entusiasmo di innumerevoli fans anche oltre oceano. Un pagina di grande sport che non può non trovare spazio prossimamente in questo blog........
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