14/01/1979 - SAN JUAN (PORTORICO)
A San Juan, Portorico, nella stadio del Baseball Hiram Bithorn nel pomeriggio del 14 gennaio 1979 si svolse il campionato mondiale Welter WBC tra il detentore il messicano d'America Carlos Palomino "Born King"e lo sfidante, l'idolo di casa Wilfredo Benitez "El Radar".
Palomino, 29 anni, detiene il titolo da due anni e mezzo ed all'ottava difesa ed è considerato il più forte peso welter al mondo ma il suo sfidante è un fenomeno: quel Wilfredo Benitez, portoricano, 20 anni, ch'è già entrato nella storia della boxe divenendo a diciasette anni e mezzo il più giovane pugile della storia a diventare campione mondiale, nella categoria superleggeri. E battendo un pugile formidabile come il colombiano Antonio Cervantes "Kidd Pambale", nel pieno della carriera tanto da rimprendersi saldamente il titolo una volta lasciato vacante da Benitez per poi perderlo rovinosamente con Aaron Pryor qualche anno dopo (vedi post 1) .
Dilettante importante nel 71 e 72 conquisterà il titolo militare interforze e in questo ultimo anno arriverà in finale ai campionati nazionali nella categoria welter, battuto dal futuro campione olimpico Sugar Ray Seals e la corsa verso Monaco 1972 si fermerà ai quarti eliminato da un'altra vecchia conoscenza: Pete Ranzany. Va' precisato che in quel periodo in America il livello era altissimo e in ogni categoria specialmente dai leggeri in su, atleti che potevano ambire ad un podio olimpico erano almeno un mezza dozzina. Smaltita la delusione della mancata partecipazione olimpica Palomino passò professionista il 14/09/1972 alla "veneranda" età di 23 anni, cosa rara per un pugile della sua cultura ma va detto che Carlos era diplomato, cosa rarissima allora e che lui si era arruolato nell'esercito americano con l'intenzione d'intraprendere la carriera militare e che non aveva mai pensato alla boxe come una professione e che solo dal 1971 in poi si lasciò convincere che per lui nel pugilato ci sarebbe potuto essere un grande futuro. Dopo quel primo successo arrivarono altre 9 vittorie (3 ko) ed un pareggio. Da notare come Palomino all'inizio della carriera non vincesse spesso prima del limite, questo perché lui era un demolitore non possedeva il colpo secco alla Pipino Cuevas e più aumentava il numero delle riprese e in proporzione anche lo spessore degli avversari ma più le sue qualità potevano trovare la massima espressione. Il primo stop in carriera lo subì il 02/08/74 al coliseum di San Francisco, ai punti su10 round, dal californiano Andy Price "The Hawk", allora ventenne con il futuro da grande assicurato ma che non si tramutò mai in solida realtà. Comunque Curiosa la carriera di Price: per anni nella top ten della categoria, con nel record vittorie importanti, tra cui spiccano due con futuri campioni mondiali di lungo corso come Palomino prima e Cuevas poi, non riuscirà però mai a battersi per il titolo mondiale. Probabilmente mal gestito. Nei due anni successivi a Palomino con una striscia di 9 vittorie (6ko) e 2 pareggi il 22/06/1976 arrivò la possibilità di combattere per il titolo contro il campione in carica, il forte picchiatore britannico John H Stracey, 25 anni, 44+ (33ko) 3- (1ko) all'Empire Pool di Londra. Per Palomino non solo era la prima volta fuori dagli Stati Uniti, ma la prima volta fuori dalla California, soprattutto la sua Los Angeles dove aveva sostenuto quasi tutti i suoi match da professionista. Il campione era un pugile pericoloso, alla sua terza difesa e con l'ausilio dello scatenato pubblico tutto per lui, nei primi sei round riuscì a portare il match in suo favore ma dalla seconda metà dell'incontro Palomino prese decisamente l'iniziativa e rovesciò l'esito fino al dodicesimo round quando l'arbitro decretò il ko tecnico in piedi salvando Stracey da ulteriori colpi ormai passivo sotto la gragnuola di pugni dell'americano. La seconda difesa cinque mesi dopo, all'Olympic Auditorium di Los Angeles, il 21/01/1977 fu' un match difficile, molto più del previsto contro il messicano naturalizzato americano: il trentenne Armando Muniz "El Hombre" 40+ (26ko) 10- (0ko) , un ottimo pugile, fisicamente un sosia di Cuevas, dalla storia molto simile a Palomino, anche lui figlio d'immigrati messicani e che non ci si lasci ingannare dall'elevato numero di sconfitte perché Muniz era un avversario difficile e che due anni prima si era già battuto due volte per lo stesso titolo perdendo in entrambi i casi con il campione in carica dell'epoca: il cubano-messicano Jose Napoles. Palomino atterrato alla prima ripresa era irrimediabilmente in svantaggio nel punteggio dei giudici quando con un impeto d'orgoglio nell'ultimo round con le sue micidiali serie rovesciò l'esito atterrando due volte l'avversario fino a vincere per kot alla 15a ripresa, riuscendo così a conservare la corona. Questo match ritenuto uno dei più spettacolari del 1977 sarà ricordato nel tempo come "la battaglia dei laureati" perché entrambi i pugili finita la carriera terminarono gli studi e si laurearono, mosche bianche nel pugilato dell'epoca. Muniz, laureato in matematica e letteratura spagnola diventerà poi un professore delle scuole superiori. Alla seconda difesa volò di nuovo a Londra, il 14/06/77, sempre all'Empire Pool, sempre contro un inglese, il quotatissimo e imbattuto: il ventiquattrenne Dave "Boy "Green 24+ (19ko), campione europeo e numero 2 delle classifiche mondiali, che tre mesi prima aveva sconfitto per ko alla 10a ripresa il connazionale ed ex campione mondiale John H. Stracey in una sorta di semifinale mondiale. Anche qui Palomino faticò nelle prime riprese a contenere l'esuberanza di Green ma poi cominciò decisamente a prendere il mano il match fino all'11° round quando concluse una delle sue serie micidiali con un gancio sinistro tremendo al mento che fece cadere rovinosamente a terra Green privo di sensi. L'arbitro preoccupato dalle condizioni del britannico non effettuò neanche il punteggio decretando il ko tecnico e richiamò immediatamente il medico sul ring. A Green gli ci vollero diversi minuti per riprendersi tra gli applausi del suo pubblico che aveva trattenuto il fiato per le sue condizioni e di nuovo ammutolito e gelato da Palomino. La terza difesa fù una vittoria ai punti contro il trentatreenne argentino Everaldo Costa Azevedo 71+ (17ko) 14- (2ko). il 13/09/77 in casa sua all' Olympic Auditorium. Azevedo era amministrato da Giovanni Branchini e disputò tantissimi match in Italia tanto da essere quasi un avversario italiano quando si batte' per il titolo. La quarta difesa sempre a Los Angeles fù un'agevole vittoria per ko contro il "connazionale" messicano trentenne Jose Palacios 10+ (7ko) 9- (4ko) pugile tutt'altro che irresistibile ma che quattro mesi aveva battuto a sorpresa ai punti con un verdetto molto contestato Armando Muniz "scippandogli" la chance mondiale ormai prossima. La quinta difesa ancora una vittoria prima del limite, l'11/02/78 contro il trentenne giapponese Ryu Surimachi 55+ (31ko) 9- (3ko) campione asiatico che aveva in precedenza fallito due assalti al mondiale all'allora unificato titolo WBC & WBA dei Superwelter: prima ai punti con split-decision contro il connazionale Koichi Wajima (1973) e nel 1974 era finito kot alla settima con il texano Oscar Albarado. La sesta difesa: il 18/03/78 ancora una vittoria per ko, contro lo spagnolo di origine marocchina Mimoun Mohatar, ex campione africano che finirà kot alla nona. La settima e ultima difesa: il 28/05/78, un remake con "El Hombre" Armando Muniz sconfitto questa volta ai punti anche perché Palomino limitato per un infortunio grave patito durante l'incontro: la frattura della mano sinistra. Quindi a sei mesi da quell'incontro Carlos Palomino con tanta fiducia ma altrettanta preoccupazione, si appresta a difendere per l'ottava volta il suo titolo contro un già ritenuto fuoriclasse, nonostante la giovane età Wilfredo, Benitez
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Wilfredo Benitez "El Radar" nasce nel Bronx, New York il 12/09/58 da genitori portoricani molto attaccati alle proprie radici e lui nonostante crescerà per le vie del Bronx sarà sempre considerato un portoricano. Il padre Gregorio, ex pugile, possessore di una palestra dove la madre faceva da amministratrice, fin dalla tenerà età gli farà respirare boxe, sulle orme di due fratelli più grandi Gregorio jr. e Frankie, anch'essi pugili. Come loro, Wilfredo sarà allenato dal padre che, gli farà anche da manager all'inizio e che da giovanissimo lo farà' debuttare da professionista, quindici anni appena compiuti. il 13/11/73.
Benitez era un autentico prodigio, già a sedici anni si parlava di lui come un fenomeno, non un gioiellino da esibire in vista di traguardi prestigiosi ma come un pugile pronto a battersi per il titolo mondiale. Possibilità che non tarderà ad arrivare dopo che imbattuto con una striscia di 26+ (20ko) il 06/03/76 tra la sorpresa generale sconfiggerà in casa per il titolo mondiale superleggeri WBA, il fortissimo colombiano Antonio Cervantes "Kidd Pambele", 30 anni, uno dei più forti pesi superleggeri di sempre, che era alla sua decima difesa. Pugile tutt'altro che in fase calante, capace di riprendersi il titolo alla prima occasione e difenderlo per altre sei volte. Il match si svolse allo stesso stadio del baseball dove si disputerà quello con Palomino, con la presenza di molti compagni di scuola di Benitez invitati per l'occasione. Uno a diciasette anni invita i propri compagni per qualche giorno in una casa al mare o in montagna Benitez li ha invitati ad assistere al suo match per il titolo mondiale (!!!). Benitez difenderà due volte il titolo: una prima contro il forte ventitreenne messicano Emiliano Villa 24+ (12ko) 2- (1ko) sconfitto ai punti a San Juan, Portorico il 31/05/76 ed una seconda sempre in casa prima del limite contro il temibile ventiquattrenne connazionale del Massachussets Tony Petronelli 35+ (20ko) 1- (0ko) il 16/10/76. Venne decaduto dalla WBA il 28/11/76 dopo che Benitez saltò un paio di settimane di allenamento per via di un incidente stradale, senza troppe conseguenze per fortuna, chiese di rinviare la rivincita prevista per il 4 dicembre con Antonio Cervantes, ben presto ritornato numero uno della classifica e designato sfidante ufficiale. La sua richiesta non venne ritenuta valida e lui rifiutandosi di battersi per quella data, venne privato del titolo. Quella di decadere Benitez a mio parere è una decisione scellerata. Per me i dirigenti di una qualsiasi federazione sportiva, di qualsiasi sport, dovrebbero tenere sempre bene a mente che i protagonisti sono gli atleti e non loro e sottostare qualche volta, anche al capriccio di un campione, non è segno di debolezza ma d'intelligenza perché non concedere magari sessanta giorni a Benitez ha privato per sempre la boxe di una rivincita Benitez-Cervantes. Il 02/02/77 Benitez, non più campione del mondo pareggiò con Harold Weston, suo concittadino, in una specie di derby al Madison Square di New York. Ne venne fuori un gran match, molto spettacolare che Benitez aveva anche vinto, di poco ma vinto. Ma quando dopo essere in vantaggio dal sesto round si lasciò andare ad atteggiamenti clowneschi e di assoluta mancanza di rispetto nei confronti dell'avversario, che non furono perdonati ad un ragazzo di diciotto anni, il pubblico all'inizio tutto per lui gli si rivoltò contro incitando Weston. Sicuramente l'atteggiamento di Benitez venne penalizzato anche nel cartellino dei giudici. Comunque Weston era un buon pugile che in carriera combatterà due volte per il mondiale welter. Arrivarono poi tre vittorie ( 2 prima del limite ) e Benitez il 03/08/77 "conquisto il titolo mondiale vacante superleggeri NYSAC" sconfiggendo per kot alla 15a ripresa il venezuelano Ray Chavez Guerrero 30+ (16ko) 6- (1ko). Una genialata fortemente voluta dal padre manager Gregorio che voleva rispondere con una provocazione alla WBA che aveva privato il figlio del titolo. Il padre-padrone per Wilfredo fu' sempre più un problema che un vantaggio per tutta la sua carriera. Questo fu' l'ultimo suo match come superleggero e salì nei welter anche perché il suo corpo maturando stava crescendo con conseguente aumento di qualche chilo sempre più difficili da togliere per rientrare nella categoria. Al primo incontro nei welter rischiò di lasciarci seriamente le penne quando il 04/02/78 al Madison Square Garden contro il lanciatissimo e imbattuto texano Bruce Curry, 21 anni, (fratello maggiore del fuoriclasse Don) al quarto round subì il primo atterramento della carriera. Appena rimessosi in piedi di nuovo colpito da una serie micidiale venne atterrato di nuovo e nel tentativo di rialzarsi, in evidente difficoltà e malfermo sulle gambe finì quasi fuori dal ring. C'erano gli estremi per il ko tecnico, forse l'arbitro lo perdonò perché stava finendo il round. In qualche modo riuscì a riprendersi e terminò la ripresa e portò a casa il match con un verdetto non unanime che lasciò non poche perplessità. Il famoso arbitro Arthur Mercante che vide vincitore Curry dichiarò che era stato uno dei match più spettacolari che avesse mai arbitrato. Benitez dichiarò' poi che per guai fisici aveva solo sette giorni di allenamento veri prima di quell'incontro. Questo è stato anche un po' il limite di una carriera, anche se straordinaria e da fuoriclasse, di Wilfredo. Si montò presto la testa. Certo è difficile rimanere con i piedi per terra quando a diciassette anni, un'età dove molti cominciano a debuttare come dilettanti si è già ricco, famoso e campione del mondo. Pugile dall'ego smisurato, si sentiva superman, si era convinto che non c'era bisogno d'allenarsi poi cosi tanto per sconfiggere chiunque, ma anche se madre natura ti ha dotato di un talento straordinario per restare a grandissimi livelli ci vogliono sempre sudore e lacrime. E il padre uomo già dal carattere spigoloso si era montato la testa più di lui. I Benitez non erano poveri ma è chiaro che con Wilfredo il padre, quasi sconosciuto proprietario e allenatore di una palestra nel Bronx in quanto a fama e ricchezza avesse vinto alla lotteria. Il 04/02/78 a grande richiesta ci fu' la rivincita, ma il match tradì le attese e la vittoria ai punti di Benitez senza troppo strafare fu' abbastanza chiara. Bruce Curry era comunque un ottimo pugile e lo dimostrerà qualche anno dopo diventando campione mondiale superleggeri WBC, essendo sceso di categoria per non trovarsi in contrasto con il fratello Don Curry campione nei welter. Ed è proprio questo fratellino così ingombrante ad avergli fatto sempre ombra nel ricordo degli appassionati quasi a farlo cadere nel dimenticatoio. Il 25/08/78 per Benitez un'altra vittoria per abbandono al settimo round contro il forte biondo californiano Randy Shields, 22 anni, 31+ (16ko) 3- (2ko), che sommandosi con le due con Curry lo proiettarono al numero uno della classifica WBC e nominato sfidante ufficiale arrivò a questo incontro con Palomino. A dire il vero prima della sfida mondiale Benitez sostenne un altro match vittorioso contro un anonimo Vernon Lewis, niente più di un incontro di rodaggio in vista della grande sfida con il californiano. Imbattuto con 27+ (15ko) ed un pareggio spavaldamente dichiarava che era arrivato il tempo della pensione per Carlos, il quale rispondeva che era invece arrivato il momento di una sonora sculacciata per quel sbruffoncello del Bronx.
Fu' una vigilia agitata per entrambi i pugili: Palomino come scritto sei mesi prima nell'ultima difesa si era rotto la mano e i suoi manager avevano dapprima accettato con entusiasmo la sfida con Benitez allettati dalla borsa di 450.000 dollari salvo poi fare marcia indietro e chiedere un rinvio adducendo che il loro assistito era stato inattivo per troppo tempo e che per recuperare perfettamente la condizione fisica aveva bisogno di qualche mese in più e di disputare almeno un match di preparazione, senza titolo in palio contro un avversario "comodo". Ma la richiesta venne bocciata e Palomino minacciato della privazione del titolo. Dall'altra parte invece era successo che nel 1977 Gregorio Benitez aveva ceduto la procura del figlio ai manager Jim Jacobs e Bill Clayton per 77.000 dollari cash con l'accordo non scritto che lui sarebbe rimasto l'allenatore del figlio. Ma i due manager per niente soddisfatti dalla condizione fisica di Wilfredo con Curry, specialmente nel primo match, con decisione unilaterale gli affiancarono come allenatore l'ex grandissimo fuoriclasse Emile Griffith, da poco ritirato dall'attività. Gregorio diede di matto, minacciando di stracciare tutto ma poi riportato a più miti consigli, impaurito dalla forte penale o dalla restituzione dell'intera somma accetto suo malgrado questo sodalizio dichiarando che Griffith era stato ingaggiato solo per curare la tecnica del figlio ma che per quanto riguardava metodologia di allenamento e tattica erano sue complete esclusive. Tutto sommato con Shields e figuriamoci con Lewis non ci furono problemi, ma i problemi arrivarono in vista di Palomino, quando Griffith sempre più nel pieno del suo ruolo dichiarò che Benitez per battere il campione del mondo avrebbe dovuto fare il match perfetto, sfruttando tutte le sue capacità difensive, non per niente era chiamato il radar, perché una battaglia a viso aperto avrebbe favorito Palomino che era una macchina da guerra, contraddicendo il padre di Wilfredo, Gregorio che andava dichiarando che il figlio non avrebbe dato tregua a Palomino e lo avrebbe sconfitto proprio nel suo campo, e anche prima del limite. Per Gregorio la presa di posizione pubblica di Griffith era troppo. Si affrettò a ribadire che il suo ruolo era solo quello di curare la tecnica e che quella era un opinione, anche se rispettabile perché di un ex campione ma sempre un opinione, il figlio avrebbe seguito le sue indicazioni tattiche. Ma in palestra il focoso Gregorio aveva meno self-control e si rischiò più di una volta lo scontro fisico con Griffith, che non era certo tipo da tirarsi indietro, quando innervosito si rendeva conto che il grande campione aveva sempre più presa nel figlio e lui sempre più confinato ai margini.Gli stavano sfilando il giocattolo da sotto il naso.
MATCH : San Juan, Estadio Hiram Bithorn, ore 15.00, gremito in ogni ordine di posto, il campione con una borsa di 450.000 dollari e lo sfidante che si deve accontentare di meno di un quinto (80.000) ma con il pubblico tutto per lui. Tutto pronto si attende solo il suono del primo gong.
Benitez si mette immediatamente al centro del ring, muove il busto continuamente mentre è fermo sulle gambe come se le due parti del corpo fossero distinte ad invitare Palomino a farsi sotto ed il campione a girargli intorno sicuramente sorpreso perché aveva immaginato lui a centro ring e Benitez a girargli intorno. Per quattro round non accadde nulla di sostanzioso con Palomino che non riusciva a prendere le misure all'avversario che lo punzecchiava senza affondare i colpi ma che si era fatto preferire e già in vantaggio nei verdetti. Nell'intervallo l'angolo di Palomino preoccupati dalla passività del proprio pugile, gli avevano chiesto più volte rassicurazioni sulla sua condizione fisica e all'ennesimo ok avevano cercato di scuoterlo e di attaccare a testa bassa. Carlos cosi fece. Parti all'attacco come un furia, intensificò il ritmo e a metà ripresa mise a segno due duri colpi e sul finire un gancio alla tempia inchiodò alle corde Benitez parzialmente salvato dal suono del gong. L'entusiasmo era tornato all'angolo di Palomino che aveva fatto propria la ripresa e sicuro di avere il match in mano. Ma era solo una breve illusione. Infatti il campione non possedeva il colpo secco da ko, ma aveva bisogno di scatenare la sua serie micidiale per demolire l'avversario ma con Benitez non funzionava. Riusciva si a pizzicarlo con un colpo ma una frazione di secondo dopo la testa di Wilfredo non c'era più ( non per niente era chiamato "El Radar" ), schivata millimetrica e colpo di rimessa. Palomino era come disinnescato. Sesta, settima, ottava, nona ripresa sempre con il campione all'attacco e Benitez a pedalare sul ring, anche qualche buon colpo da parte di Palomino ma sempre replicati dallo sfidante. Riprese tutto sommato pari ma con l'inerzia dell'incontro sempre dalla parte del portoricano. Alla decima ripresa Benitez sentendosi padrone del match cominciò a lasciarsi andare a qualche suo atteggiamento provocatorio saltellando per il ring a irridire Palomino che appariva chiaramente in riserva ma che orgogliosamente non voleva arrendersi. Le urla di Griffith che aveva paura di buttare tutto al vento con qualche stupidata frenarono subito il suo pupillo. Ma non era una pagliacciata come con Weston, Benitez era lucido e con il jab punzecchiava continuamente il campione che schiumava rabbia incapace di opporre adeguate contromisure. Dal 12° round l'angolo del campione cominciò ad esortarlo a giocarsi il tutto per tutto e cercare il ko. Palomino attaccò ancora con la forza della disperazione ma la situazione era sempre quella. Un colpo a segno e due subiti. Nelle ultime due riprese Benitez visibilmente stanco alle corde sfidava il suo avversario ad attaccarlo ancora come a dire "amigo!.... per te è finita....ancora una manciata di secondi e mi consegnerai la cintura di campione....". Palomino, ancora più stanco attaccò e attaccò ancora. Ci furono scambi vivaci tra il visibilio dello scatenato pubblico tutto per Benitez. Ma ormai i colpi avevano perso potenza, più appoggiati che assestati. Al suono del gong finale iniziò la festa con il pubblico che inneggiava al proprio pupillo sicuro della vittoria e con Palomino al suo angolo nervosamente a girare su stesso, consapevole di non essere riuscito a comandare il match e con la sconfitta sulla pelle. La lettura dei verdetti videro due giudici con 146-142 e 146-143 per Benitez e un terzo con clamorosa vittoria per Palomino 145-142. Fu' una split-decision ma poco importava Wilfredo Benitez era il nuovo campione mondiale WBC Welter.
Il verdetto assegnato a Palomino fece gridare allo scandalo, anche se non schiacciante la vittoria di Benitez era comunque netta, si accesero grandi discussioni che per giorni tennero banco nelle pagine sportive, troppo sospetto per essere sincero. Anni dopo nel riparlare di quel match il giornalista che faceva la per il New York Times: Michael Katz arrivò perfino a scomodare Frankie Garbo il mafioso che negli anni cinquanta per conto di cosa nostra riuscì ad aggiustare molti match (di lui se ne fa cenno anche su quello giudicato il più bel film sulla boxe di sempre: Toro Scatenato, con De Niro nella parte di Jake La Motta). Magari un'esagerazione perché può darsi che Zach Clayton, il giudice in questione, avesse voluto semplicemente punire l'atteggiamento troppo difensivo di Benitez.
Per chi volesse vedere il video del match (certo 15 riprese senza il phatos della diretta sono veramente lunghe...) è molto bello il pre-match dove all'inizio si vedono i due pugili, con Palomino più a suo agio dietro una telecamera mentre Benitez sembra quasi intimidito al suo cospetto, mentre minuti dopo nell'attesa del primo gong si vede il portoricano come trasformato, sembra un altro, fissare il suo rivale come una tigre nel suo terreno di caccia ed il ring era l'ambiente naturale di Wilfredo.
Per quest'ultimo chiaramente fu' il trionfo. A vent'anni già nella storia della boxe, due titoli mondiali in bacheca e con due campioni detronizzati come Cervantes e Palomino.
Per l'ex campione fu una difficile sconfitta da metabolizzare. Riconobbe sportivamente la vittoria del suo giovane avversario e dichiarò di non sentirsi offeso dai suoi atteggiamenti provocatori sul ring, perché affermava che quando provengono da un vero campione non c'è nulla di male....fa parte del gioco.
Mentre il suo manager parlò di giornata storta. Il suo pugile aveva risentito troppo della lunga inattività e chiese a gran voce la rivincita affermando che se Benitez era un uomo doveva affrontare di nuovo Palomino e questa volta la storia sarebbe stata diversa
Ma ai manager di Wilfredo di dimostrare la sua virilità non interessava molto, non era la paura di riaffrontare il californiano che li frenava ma più la voglia di far sfidare il loro assistito con un giovanotto nato a Wilmington, North Carolina, già campione olimpico, già un fenomeno mediatico, già da tutti considerato il più forte peso welter in circolazione e che aveva lo stesso nome del più grande peso medio di tutti i tempi: Sugar Ray. Con lui l'assegno della borsa avrebbe superato il milione di dollari e perché rischiare di compromettere tutto con Palomino per far intascare a lui una somma del genere. Per Carlos Palomino trovata la porta chiusa c'era solo una cosa da fare: sconfiggere qualche pesce grosso per diventare il numero uno e quindi sfidante ufficiale. Ma il suo proposito naufrago contro uno "squalo del ring", quando cinque mesi dopo: il 22/06/79 il ventottenne fuoriclasse e terribile picchiatore panamense Roberto Duran, "Manos de Petras" 28 anni, 67+ (54ko) 1- (0ko), già' campione mondiale e una leggenda nei leggeri, al Madison Square Garden lo sconfisse nettamente ai punti, non dopo avergli fatto subire un paio di atterramenti e che solo il suo temperamento e orgoglio evitarono il ko.
E una mazzata ancora peggiore, tremenda, glie la diede la vita quando il fratellino Paul, 18 anni, promettente dilettante, fu' uno delle vittime di un incidente aereo in Polonia dove si trovava in trasferta con una rappresentativa statunitense. Per la Palomino che già aveva mostrato propositi di ritirarsi fu' la fine, si sentiva in qualche modo responsabile, se non avesse fatto la boxe e diventato un'ufficiale dell'esercito americano come aveva sognato d'adolescente, il fratello non avrebbe seguito le sue orme. Era il suo orgoglio. Quante volte aveva sognato di stare al suo angolo quando fantasticava che sarebbe diventato un campione, anche più grande di lui, ma questo non si realizzò mai. Arrivò ad odiare il pugilato e si ritirò'. Riprese gli studi e si laureò in marketing & gestione aziendale, ma poi riuscì a realizzare un altro suo grande sogno segreto diventando un attore salvo poi contemporaneamente tornare sul ring a 47 anni e sostenere altri 5 match ( 4+ 1-) di cui è meglio sorvolare. Comunque una vita straordinaria la sua !!!
La International Boxing Hall of Fame gli ha riconosciuto il giusto valore inserendolo nel 2004 dopo la World Boxing Hall of Fame che lo aveva già inserito nel 1998. Palomino è stato un grande campione, per un paio d'anni il più forte peso welter al mondo, certo le sue difese non appaiono con nomi altisonanti ma bisogna tener presente che le federazioni mondiali erano già due e i pugili erano quelli. Poi in quel periodo non é che ci fosse tutta questa fila per incontrarlo, ricordo un articolo su di lui su Boxering in cui si affermava: "i suoi avversari hanno talmente paura d'incontrarlo che lo evitavano anche alla fermata dell'autobus". Comunque anche per lui vale il discorso fatto per Cuevas (vedi post 1), nella considerazione post carriera pagò il fatto che arrivarono in quegli anni quattro fuoriclasse come Benitez, Duran, Hearns e Leonard, che per uno scherzo del destino tutti in una sola categoria, facendo diventare per alcuni anni i pesi welter la più seguita categoria del pugilato mondiale spodestando anche quella dei massimi da sempre al centro del mondo della boxe.
Per Wilfredo Benitez dopo questo match fu' naturalmente un'altra storia. La sua autostima crebbe a livelli galattici, troppo preso a godersi se stesso non gl'interessavano le strategie dei manager interessati solo a sfruttarlo e un avversario valeva l'altro, tanto ormai si sentiva invincibile. E non gli interessavano neanche i capricci di quel padre così ingombrante era come un veliero che navigava a vele spiegate verso la gloria e aveva già superato due ostacoli enormi ma se fosse stato meno distratto era già visibile ad occhio nudo, laggiù all'orizzonte uno grande tutti e due i precedenti messi insieme ed anche di più, stavolta, si rischiava di affondare........!
APPENDICE - Il 14 marzo 1980 il volo Lot 007 precipitò nei pressi dell'aereoporto di Varsavia uccidendo tutti gli 87 passeggeri a bordo. Tra di loro vi si trovava una rappresentativa americana di pugili dilettanti in tourneè per una sfida internazionale prima contro una nazionale polacca e dopo pochi giorni per disputare a Lodz per disputare un importante torneo internazionale. Oltre come scritto al fratello di Carlos Palomino: Paul morirono anche altri promettenti pugili come: David Rodríguez, Chuckie Robinson, Byron Lyndsay, Walter Harris, Lonnie Youngs, Jerome Stewart e Lemuel Steeples. Bobby Czyz futuro campione mondiale nei professionisti si salvo la vita perché rimase negli Stati Uniti perché coinvolto in un incidente stradale che gl'impedì di partire pochi giorni prima, per fortuna non sostituito.
Ho letto spesso che si fa riferimento a quella rappresentativa USA come a quella olimpica, cosa assolutamente falsa. Prima di tutto erano tutti giovanissimi di 17-18 anni emergenti, alla prime convocazioni in nazionale e non erano in quel momento tra i pugili più forti nelle rispettive categorie e poi i Trials dovevano ancora essere disputati. La selezione del candidato di ogni categoria a disputare l'olimpiade funzionava così: prima un torneo denominato Olympic Trials dove gli 8 boxer per categoria indicati dalla commissione nazionale, partendo dai quarti si riducevano a due selezionati per un raduno collegiale. Di solito i due finalisti ma mentre per il vincitore era assicurato per il finalista lo era al 99%, ma non era al regola. Dopo due settimane si disputava l'Olympic Trials Box-Off (dentro o fuori) dove si ripeteva la finale in un incontro ufficiale però con le canottiere della nazionale (che bello quando nei tornei internazionale s'indossavano divise con i colori nazionali non come adesso blue e rosso come nelle discipline di lotta, ma si sa con il progresso si va sempre di corsa e non e c'è tempo per il romanticismo) con all'angolo allenatori federali. Se il verdetto dei Trials veniva ribaltato due giorni dopo si disputava lo spareggio decisivo che avrebbe decretato il titolare, che avrebbe disputato le olimpiadi e la riserva in patria. Certo dei sfortunati ragazzi morti nell'incidente aereo alcuni sarebbero stati selezionati negli otto iniziali e magari uno o due di loro sovvertendo i pronostici avrebbe vinto anche i trials e poi si sarebbe riconfermato nel box-off ma sarebbe stata una grandissima sorpresa perché non erano al top delle classifiche nazionali, diciamo che la loro olimpiade sarebbe stata quella di Los Angeles 1984, che se sarebbero rimasti dilettanti per quell'evento sarebbero stati sicuramente tar i più forti in circolazione. I Trials si disputarono regolarmente da il 15 al 21 giugno ad Atlanta ed espressero i seguenti verdetti: Minimosca: Robert Shannon b. Tommy Ayers / Mosca: Richard Sandoval b. Jerome Coffee / Gallo: Jackie Beard b. Harold Petty / Piuma: Bernard Taylor b. Irving Mitchell / Leggeri: Joe Manley b. Frankie Randall / S.Leggeri: Johnnie Bumphus b. Ronnie Shields / Welter: Don Curry b. Davey Moore / S.Welter: James Shuler b. Kenneth Styles / Medi: Charles Carter b. Randy Smith / Mediomassimi: LeeRoy Murphy b. Elmer Martin / Massimi: James Broad b. Chris Mc Donald. Ma il Box-Off non si disputò mai perché con una decisione infame molti paesi del blocco occidentale decisero di boicottare le olimpiadi di Mosca spezzando il sogno a tutti gli atleti di ogni disciplina presente nel programma olimpico che avevano raggiunto il sogno di una vita con sacrificio, sudore e passione e privando milioni di spettatori appassionati di duelli sportivi emozionanti.
Se ce ne fosse bisogno di ribadire ancora una volta il livello della boxe dilettantistica USA in semifinale nei piuma venne eliminato un certo Hector "Macho" Camacho (!!!!) diciottenne allora sotto la bandiera americana.
Dei 22 citati finalisti dei trials spicca tra tutti certamente il nome del texano Don Curry, diventato poi un grandissimo campione dei pesi welter, in una scala di valori un gradino sotto i favolosi quattro: Benitez, Duran, Hearns e Leonard ma superiore a Palomino e Cuevas per intenderci. Altri sei diventarono campioni mondiale nei professionisti: Richie Sandoval (gallo), John Manley (superleggeri), Frankie Randall (superleggeri), Johnnie Bumphus (superleggeri), Davey Moore (superwelter) e Lee Roy Murphy (massimi leggeri) e altri sei furono sfidanti al titolo: Coffee, Beard, Petty, Taylor, Mitchell e Shields. James Shuler "Gold Black" dopo la sfortunata semifinale mondiale dei medi con Tommy Hearns il 10/03/86 dove era arrivato da numero uno della classifica mondiale con un record di 22+ (16ko) mori a soli 26 anni altrimenti anche lui sicuramente si sarebbe battuto per il titolo.
A questo punto come avrebbe detto un noto conduttore di una fortunata trasmissione televisiva su rai tre "la domanda sorge spontanea": che avrebbero combinato gli americani a Mosca dopo i cinque ori di Montreal quattro anni prima. Sempre difficile da dire, certo pugili del calibro di Curry, Sandoval, Taylor, Bumphus, Manley, Shuler, Murphy quasi sicuramente sarebbero potuti andare a medaglia. Di che colore...bah? E soprattutto visto che ci riguarda più da vicino: Johnny Bumphus nei superleggeri avrebbe potuto impensierire il nostro Patrizio Oliva? L'americano era un superlativo dilettante con 341+ 16- , alto 1.83 (fisicamente simile a Hearns ma solo fisicamente), due volte campione nazionale, era un pugile scomodo d'affrontare, altissimo per la categoria e con un insidiosissimo allungo ma resta un esercizio inutile parlare di una cosa di cui non ci può essere mai la controprova. Va detto che Oliva sostenne un olimpiade straordinaria, designato anche miglior pugile assoluto del torneo, mettendo in fila pugili del calibro del kazako Serik Konakbajev, sconfitto in finale, allora sotto la bandiera sovietica, quindi pugile di casa, due volte campione europeo e anche vice campione mondiale (1982), che era uscito vincitore da una semifinale spettacolare contro il cubano Josè Aguilar. Ottimi avversari erano anche il britannico Tony Willis, sconfitto in semifinale dal nostro e il macedone Ace Rusevski allora jugoslavo superato ai quarti senza non poche difficoltà. Oliva e Bumphus pur rimanendo entrambi nei superleggeri tra i professionisti non s'incontrarono mai ed in pratica conquistarono lo stesso titolo: Superleggeri WBA, ma come spesso accadeva allora gli americani arrivavano più in fretta a battersi per il titolo, quest'ultimo lo conquisterà nel 1984 e quando un paio d'anni dopo lo conquisterà l'italiano, Bumphus era salito nei welter.
Due curiosità Robert Shannon che aveva vinto i trials nei minimosca nel 1980, allora diciottenne decise di rimanere altri quattro anni dilettante per tentare di nuovo per Los Angeles 1984 e ci riuscì, nei gallo questa volta dove presentandosi tra i favoriti venne clamorosamente sconfitto al secondo turno dal coreano Kil-Moon Seung per ko al terzo round, quando stava dominando il match. Categoria dove poi trionfò un altro nostro grande pugile: Maurizio Stecca. Per Shannon ci sarà poca gloria anche nei professionisti. Mentre lo sconfitto dei trials per Mosca nei mediomassimi Elmer Martin non fece mai il grande salto preferendo rimanere nella marina e fare la carriera militare. (Dedicherò in futuro un post d'approfondimento sulle edizioni olimpiche e mondiali del periodo di riferimento)